Oggi ospito un guest post molto interessante, è scritto da Khadi di Sonobio… A modo mio che è diventata un’esperta di autoproduzione cosmetica (e non solo) e ce la racconta suo blog ormai da alcuni anni.
Ma perché cominciare questo cammino? Ecco 5 motivi + 1…
<< Da oltre sei anni autoproduco in casa quasi tutto quello che mi spalmo. Prima di iniziare a farlo, non avrei mai immaginato di riuscirci perché sono una che non ama darsi da fare in casa.
Non lo faccio apposta, ma non sono portata per fare la casalinga e lo so!
E’ che, per formazione, non ero preparata a trovarmi catapultata in questo ruolo e dover gestire una casa. Avrei potuto gestire uno studio tecnico, un cantiere, uno sportello comunale di edilizia privata o una classe universitaria, ma la casa e l’economia domestica non erano settori di mia competenza. Sono nata donna e questa cosa mi è sempre piaciuta, ma non avrei mai immaginato che poi nella vita sarei diventata moglie e madre e anche, per giunta, casalinga e quindi non mi sono formata per questo, non ho studiato e non ho mai pensato che fossero necessari degli stage, per esempio, a fianco di mia mamma o di una zia.
Invece poi, ad un certo punto della mia vita, sono cambiata ed ho deciso di vivere in un modo diverso. E quello che a me sembrava una stranezza, è tornato ad essere di colpo naturale, dolce e rilassante.
E l’autoproduzione fa parte di questo nuovo progetto di vita, proteso a ridurre gli sprechi, selezionare con criterio e consapevolezza ciò che ci si vuole spalmare addosso e ciò che si vuole evitare, selezionare cosa si vuole mangiare, sapere come si vuole vivere e cercare di conseguire lo stile di vita scelto a prescindere da condizionamenti sociali, bisogni indotti e false credenze metropolitane.
Nonostante la mia scelta, non mi ritengo una “fissata” dell’autoproduzione, né tantomeno un’integralista dell’ecobio, e quando trovo prodotti che ritengo validi e relativamente economici sostituisco volentieri una o due ore di lavoro (perché di lavoro pur sempre si tratta ed io, nonostante tutto, resto sempre un po’ allergica al lavoro manuale!) con un prodotto decente già fatto e confezionato e capisco perfettamente tutte quelle donne che, lavorando magari fuori casa, pur volendo, non riuscirebbero proprio a trovarlo il tempo per autoprodursi un deodorante o una crema.
Eppure, se nonostante la mia leggendaria pigrizia e le mie discutibili doti organizzative ho deciso di intraprendere questa strada è perché sono spinta da una forte motivazione, che posso riassumerti essenzialmente in cinque schematici punti oggettivi e uno molto più intimo, da psicanalisi fai da me pure quella.
1. Leggere le etichette dei cosmetici non è cosa facile e quindi la maggior parte della gente non sa cosa c’è davvero dentro i cosmetici che acquistiamo e ci spalmiamo addosso. Si parla di prodotti parben free, sless free, gluten free o alcool free, ma chi ha l’ardire di mettersi a consultare la letteratura di settore si accorge presto che queste diciture non sono altro che specchietti per le allodole e un modo come un altro per vendere di più.
Con un prodotto fatto in casa, invece, sappiamo esattamente cosa c’è dentro, perché lo decidiamo noi.
2. Da qualche anno a questa parte è finalmente possibile acquistare a basso prezzo anche nei supermercati ottimi prodotti, ma non sempre però questi prodotti bio in commercio fanno esattamente al caso nostro.
Il prodotto fatto in casa invece possiamo personalizzarlo secondo le nostre esigenze e i nostri gusti. Per esempio partendo da uno stesso semplicissimo preparato di base possiamo autoprodurre pomate di vario tipo, modificando solo l’aggiunta di un olio funzionale atto a trasformare il nostro preparato di base in una pomata cicatrizzante, antismagliature, anticellulite, lenitiva o antimacchia.
3. Autoproducendo un cosmetico in casa possiamo di calibrarlo quanto più possibile su di noi, evitando tutti gli ingredienti che possono dar fastidio alla nostra pelle (e magari non a quella di un altro) e inserendo quelli adatti alla nostra cute.
4. Non tutti sanno che i prodotti in commercio hanno comunque una scadenza che a volte parte dal momento in cui apriamo la confezione.
Quando la confezione non è palesemente sigillata però non sappiamo se qualcuno l’ha già aperta prima di noi, se ha subito sbalzi termici che ne hanno alterato le caratteristiche e ne hanno annullato l’efficacia etc.
5. Nonostante autoproduca la maggior parte dei cosmetici che uso e nonostante ne usi pochissimi rispetto a quanti se ne usano mediamente, mi ritrovo spesso con bustoni di flaconi in plastica vuoti, opportunamente lavati e disinfettati che non riesco a riciclare e che devo smaltire.
Non oso immaginare quanta plastica di scarto produca mediamente una famiglia, ma dobbiamo ricordare che la plastica non è biodegradabile e lo smaltimenti dei contenitori richiede ulteriore energia per riciclarli.
E se pensi che tutti questi motivi secondo te non sono sufficienti, capirai invece il motivo psicologico più o meno inconscio che viene a galla solo in intensi momenti di confidenze tra donne come questo: rendendomi conto di non essere all’altezza del mio compito di casalinga modello, cerco di compensare come posso creandomi in casa il mio piccolo laboratorio cosmetico per darmi un’alternativa che costituisca una scusa – valida solo ai miei occhi – per giustificare tutto il macello che c’è, i piatti non fatti, le montagne di panni non piegati ammassate sullo stendino e il disordine diffuso.
Almeno, proprio come una donna in carriera, posso sempre dire: e vabbè, ho da lavorare io, sono occupata, mica posso perder tempo a lavar piatti e spazzare a terra eh!
Ti garantisco però che ne vale davvero la pena! Fidati! >>
khadi
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