NEW YORK (Reuters) – La maestra texana Karen Jackson non si vergogna del caos regnante sulla sua scrivania . Anzi, le montagne di documenti e fotografie che ricoprono il suo tavolo le hanno fatto vincere il concorso per la scrivania più disordinata degli Stati Uniti.
Sponsorizzata dalla casa editrice Little, Brown and Co., la gara è stata organizzata per il lancio del libro “A Perfect Mess: The Hidden Benefits of Disorder” — “Il caos perfetto: benefici nascosti del disordine” — di Eric Abrahamson e Eric Freedman, che critica l’ordine nel posto di lavoro giudicandolo sopravvalutato, costoso e negativo per la creatività.
“La gente pensa che essere organizzati, ordinati e puliti sia una cosa positiva, ma in realtà non è sempre così”, dice Freedman.
La pensa così anche Rochelle Wilson, 57 anni, la cui scrivania disordinata le ha fatto guadagnare la seconda posizione nella classifica di 50 scrivanie stilata dagli autori del libro.
Dice addirittura di non essersi ancora ripresa da quando alcuni suoi familiari hanno provato a mettere ordine nel suo posto di lavoro. “Non riesco più a capire dove sono le cose, ora”, dice la donna.
Naturalmente c’è chi si oppone all’elogio del disordine fatto dagli autori del libro. Barry Izsak, presidente dell’associazione americana che raccoglie gli organizzatori aziendali, critica il libro accusandolo di essere troppo superficiale e di fare confusione tra caos e disorganizzazione.
“La verità è che, di fatto, le persone si trovano a disagio quando c’è disorganizzazione: aumenta il loro stress, mancano gli appuntamenti, perdono opportunità, e si sentono depresse”, dice Izsak. “Di solito le persone non hanno un buon rapporto con il disordine”.
Izsak dice anche che la disorganizzazione è costosa, ma nel libro si afferma esattamente il contrario.
“Le persone estremamente ordinate, perdono un sacco di tempo a curare l’ordine della propria casa e quello del proprio ufficio, tempo che potrebbe essere utilizzato per fare altro”, dice Freedman.
Ellen Wulfhorst